L’anima del legno: la vita nascosta delle opere lignee
Il legno è materia viva. Anche se trasformato in statua, cornice o arredo sacro, continua a respirare, a reagire al clima e al tempo. Ogni fibra conserva la memoria dell’albero da cui proviene, e il restauratore deve imparare a leggere i suoi segni come un medico legge un battito.
Le opere lignee antiche sono spesso ferite da tarli, deformazioni e fenditure. Il primo passo è l’ascolto: si osserva la venatura, si mappa la presenza di insetti xilofagi, si analizza la densità con strumenti acustici o radiografici. L’intervento inizia solo dopo aver compreso la natura del degrado.
Il trattamento non è mai invasivo. Si applicano metodologie di disinfestazione anossica o a microonde, evitando l’uso di sostanze tossiche. Successivamente si passa al consolidamento, dove colle a base naturale — come la colla di coniglio o le resine a bassa viscosità — restituiscono coesione alle fibre.
Il restauro ligneo è anche un lavoro di memoria. Ogni incisione, ogni graffio o doratura sbiadita racconta secoli di devozione, di mani che hanno toccato l’opera. Il restauratore deve saper ascoltare questi silenzi e restituire equilibrio tra materia e spirito.